PALESTRINA - PRAENESTE
with Italian text to read and listen
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To go on with places I worked in, let me start today talking about Palestrina, a little town just about 40 km from Rome... Palestrina (in Latin “Praeneste”) was built near the “Furtuna primigenia” temple a monumental temple built at the end of the second century b. C. but there are archaeological evidences that the external wall that encircled all the monument was there from the VI century b. C.. We are talking about one of the most monumental religious centers, ellenistic style, of the Roman world. In the picture bellow you can see the plastic of the temple.
Per procedere con i posti dove ho lavorato, oggi lasciatemi cominciare a parlare di Palestrina, una cittadina a circa 40 km da Roma. Palestrina (in Latino “Praeneste”) fu costruita presso il tempio della “Fortuna primigenia”, un tempio monumentale edificato alla fine del secondo secolo a. C., ma ci sono evidenze archeologiche che il muro esterno che circonda tutto il monumento, era lì dal VI secolo a.C.. Stiamo parlando di uno dei più monumentali centri religiosi, in stile ellenistico, del mondo romano. Nella fotografia qui sotto, potete vedere il plastico del tempio.
Dalla foto successiva potete comprendere come avreste potuto vedere il tempio quando esso fu costruito.
In the next picture you can see the temple like it is today.
Nella foto successiva potete vedere il tempio come esso è oggi.
The temple is the centre of the town also nowadays as you can see from the picture billow.
Il tempio è il centro della città anche ai nostri giorni come potete vedere dalla foto qui appresso.
As you can see a big palace, “Barberini (the family of the Pope Urban VIII) Palace”, was built on top of the old temple and the little theatre that was part of the temple was enclosed into the Barberini Palace courtyard.
Come potete vedere un grande palazzo “Palazzo Barberini (la famiglia del Papa Urbano VIII)” fu costruito in cima all’antico tempio e il piccolo teatro che era parte del tempio fu incluso nel cortile di Palazzo Barberini.
I’ll stop here for now.
Mi fermerò qui, per il momento.
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Cicero - On the Divination
Book Two
chapter XLI
I apologise for my bad English translation!
Cicerone - Sulla Divinazione
Libro secondo
capitolo XLI
Rimangono ancora le sorti e i Caldei, per passare poi ai profeti invasati e ai sogni. Credi dunque che ci si debba soffermare sulle sorti? Che cos'è una sorte? È press'a poco lo stesso che giocare alla morra, ai dadi, alle "tessere": cose nelle quali vale l'azzardo e il caso, non il ragionamento o la riflessione. Tutta questa faccenda è un'invenzione ingannatrice, allo scopo di far quattrini o di fomentare la superstizione o di trarre in errore la gente. E, come abbiamo fatto a proposito dell'aruspicina, vediamo un po' la tradizione sull'origine delle sorti più famose. Gli annali di Preneste raccontano che Numerio Suffustio, uomo nesto e bennato, ricevé in frequenti sogni, all'ultimo anche minacciosi, l'ordine di spaccare una roccia in una determinata località. Atterrito da queste visioni, nonostante che i suoi concittadini lo deridessero, si accinse a fare quel lavoro. Dalla roccia infranta caddero giù delle sorti incise in legno di quercia, con segni di scrittura antica. Quel luogo è oggi circondato da un recinto, in segno di venerazione, presso il tempio di Giove bambino, il quale, effigiato ancora lattante, seduto insieme con Giunone in grembo alla dea Fortuna mentre ne ricerca la mammella, è adorato con grande devozione dalle madri. E dicono che in quel medesimo tempo, là dove ora si trova il tempio della Fortuna, fluì miele da un olivo, e gli arùspici dissero che quelle sorti avrebbero goduto grande fama, e per loro ordine col legno di quell'olivo fu fabbricata un'urna, e lì furono riposte le sorti, le quali oggidì vengono estratte, si dice, per ispirazione della dea Fortuna. Che cosa di sicuro può esserci dunque in queste sorti, che per ispirazione della Fortuna, per mano di un bambino vengono mescolate e tratte su? E in che modo codeste sorti furono poste entro quella rupe? Chi tagliò, chi squadrò quel legno di quercia, chi vi incise quelle scritture? "Non c'è nulla," rispondono, "che la divinità non possa fare." Magari la divinità avesse elargito la saggezza agli stoici, per evitare che prestassero fede a tutto con superstiziosa ansia e infelicità! Ma ormai l'opinione pubblica non dà più credito a questo genere di divinazione: la bellezza e l'antichità del tempio mantiene ancora in vita la fama delle sorti prenestine, e soltanto tra il popolino. Quale magistrato, oggi, o quale uomo di un certo prestigio ricorre a quelle sorti? In tutti gli altri luoghi, poi, l'interesse per le sorti si è raffreddato completamente. Ciò appare dal detto di Carneade, riferito da Clitomaco, che non aveva visto in nessun luogo una Fortuna più fortunata di quella di Preneste. Lasciamo perdere, dunque, questa forma di divinazione.
For those who are interested there is also the Latin text:
Cicero - De Divinatione
Liber II
XLI
Sortes restant et Chaldaei, ut ad vates veniamus et ad somnia. Dicendum igitur putas de sortibus? Quid enim sors est? Idem prope modum quod micare, quod talos iacere, quod tesseras, quibus in rebus temeritas et casus, non ratio nec consilium valet. Tota res est inventa fallaciis aut ad quaestum aut ad superstitionem aut ad errorem. Atque ut in haruspicina fecimus, sic videamus clarissumarum sortium quae tradatur inventio. Numerium Suffustium Praenestinorum monumenta declarant, honestum hominem et nobilem, somniis crebris, ad extremum etiam minacibus cum iuberetur certo in loco silicem caedere, perterritum visis, inridentibus suis civibus id agere coepisse; itaque perfracto saxo sortis erupisse in robore insculptas priscarum litterarum notis. Is est hodie locus saeptus religiose propter Iovis pueri, qui lactens, cum Iunone Fortunae in gremio sedens, mammam adpetens, castissime colitur a matribus. Eodemque tempore in eo loco, ubi Fortunae nunc sita est aedes, mel ex olea fluxisse dicunt, haruspicesque dixisse summa nobilitate illas sortis futuras, eorumque iussu ex illa olea arcam esse factam, eoque conditas sortis, quae hodie Fortunae monitu tolluntur. Quid igitur in his potest esse certi, quae Fortunae monitu pueri manu miscentur atque ducuntur? Quo modo autem istae positae in illo loco? Quis robur illud cecidit, dolavit, inscripsit? "Nihil est," inquiunt, "quod deus efficere non possit." Utinam sapientis Stoicos effecisset, ne omnia cum superstitiosa sollicitudine et miseria crederent! Sed hoc quidem genus divinationis vita iam communis explosit; fani pulchritudo et vetustas Praenestinarum etiam nunc retinet sortium nomen, atque id in volgus. Quis enim magistratus aut quis vir inlustrior utitur sortibus? Ceteris vero in locis sortes plane refrixerunt: quod Carneadem Clitomachus scribit dicere solitum, nusquam se fortunatiorem quam Praeneste vidisse Fortunam. Ergo hoc divinationis genus omittamus.
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